Tenute Dettori: la fallibilità
La fallibilità delle Tenute Dettori (Italian version)
Era un pensiero fisso: quante saranno, quante bottiglie non andranno bene, quanto tempo perderò, quante ne dovrò cambiare?
Troppo spesso ho sentito dubitare dell’affidabilità dei vini c.d. naturali, tanto da esserne influenzato e preoccupato anche io, nonostante non avessi mai riscontrato episodi così frequenti di vini difettati, e comunque in minor quantità rispetto ai problemi in cui sono incappato nel bere vini c.d. convenzionali. Il binomio naturale/rischio elevato di difetto è ormai passato pacificamente come assodato, tanto da pregiudicare scelte e indirizzare volontà d’acquisto. Solo la chimica ci salverà. Amen.
Ho cominciato a stappare bottiglie Tenute Dettori nel nostro ristorante agricolo Kent’Annos* dai primi giorni di giugno e non ho ancora smesso. Nessuna particolare selezione, nessuna precisa indicazione, le bottiglie vengono prelevate dalla cantina, aperte e servite poche ore più tardi in sala.
Quale sarà la fallibilità delle nostre bottiglie? La mia era una preoccupazione tanto sincera quanto infondata. Posso contare sulle dita di una sola mano le bottiglie che non mi hanno convinto al 100% e che di conseguenza non ho voluto servire in sala, certo di avere riscontrato una costanza e una tenuta qualitativa delle bottiglie statisticamente elevata, tanto più considerando il periodo estivo e le temperature che ne conseguono.
Vermentino, Pascale, Monica, Cannonau e Moscato hanno mostrato una buona forma, lasciando solo intravedere in questi mesi il potenziale di una costante e sottile evoluzione dei profumi e rivelando invece una più marcata crescita dell’equilibrio complessivo al sorso, in particolare per i cannonau in degustazione. Quest’estate sono stati serviti in sala: Dettori Bianco 2011, Ottomarzo 2010, Chimbanta 2010, Chimbanta 2011, Tuderi 2007, Tenores 2009, Dettori Rosso 2010, Moscadeddu 2011, Chimbanta&Battoro 2007.
Fabio D’Uffizi**