Tanta roba. La Voce dell’Etna
“Tanta Roba”
Capita raramente di poter godere e comprendere al contempo una sensazione tanto subdola come quella del sublime. Capita che si conviva con una donna di esemplare bellezza e si faccia finta d’ignorarne il pericolo. Capita di rimanere intrappolati in una gabbia i cui grovigli paiono rovi pungenti o rose senza spine.
E noi lasciamo che accada e continui a succedere: dietro ogni lembo della sua pelle si nasconde un neo eccitante, tra le mura della sua prigione c’è un catino di libertà.
Non avete idea di quel che bolle nella nostra Etna! A ben pensarci, in effetti, l’idea dovreste avercela: tutto il pianeta ormai avrà affinato l’olfatto ascoltando i boati armonici dei profumi del vulcano.
Probabilmente tanti ci credevano, tutti ci speravano, ma pochi-realmente- davano credito a un territorio tanto aspro e fascinosamente lunatico. L’esplosione di sapori, terroir, eccellenze, tradizioni innovate, cultura superba, umiltà compressa, bellezza silenziosamente esibita tuona ogni giorno fra pampini e tralci di vite, negli spazi chiusi inondati di luce di grappoli infuocati dal sole.
“Tanta roba”, come si dice da alcune parti. Non c’è cantina senza un’etichetta che rappresenti l’Etna, non c’è azienda senza un piede nelle terre nere, non c’è ristorante od enoteca che si rispetti immune allo charme di quel Bacco che da dieci anni, ormai, ha fissato la sua dimora sul vulcano femmina. E, naturalmente, alcun eno-evento può definirsi tale se tra le bandiere issate non fa svettare quella della montagna fumante che vino sgorga dai suoi fianchi lavici.
Si è appena conclusa Sorsi dell’Etna, la manifestazione- viaggio che ha trasportato i vini etnei nel capoluogo siciliano; si attende con ansia il Vinitaly col suo variegato parterre di bottiglie etnee e ogni giorno, in qualche parte del mondo si organizzano momenti per individuare le peculiarità di un territorio che manda in estasi con le sue combinazioni di antociani e flavoni. Ma il vero cru di tutto questo agitarsi di enologi, agronomi, produttori, distributori, appassionati, il cuore pulsante di un andirivieni di bicchieri, bottiglie, carricanti e nerelli è fissato per il 14 aprile. Contrade dell’Etna è il posto giusto!
Dopo i lunghi anni di gavetta e soddisfazioni trascorsi tra le possenti, eleganti mura delle cantine di quel certo Franchetti che ha profuso la qualità eno-etnea in tutti i continenti, fautore-fra gli altri- dell’istituzione della doc dell’Etna, quest’anno la musica cambia. L’appuntamento che –non fatico a crederlo- farà sold out in un giro di vite, è previsto dai fratelli Graci: saranno Alberto ed Elena Aiello a fare gli onori di casa alle decine di winery che esporranno le proprie creature.
Riguardo Contrade dell’Etna non ritengo dovervi raccontare altro. Non pensate, però, che sia una di quelle che lancia la pietra e ritira la mano! Le mie pillole di eno-saggezza ve le propongo in maniera più o meno attraente e appetitosa ma non sia mai che mi si dica vi obblighi a ingoiarne qualcuna! Vi comunico le novità del buon bere, di vini che non fanno venire mal di testa (di Eno-trio ve ne parlo a breve), di premi meritati ( Tenute di Fessina, tanto per citarne una), d’indipendenza acquisita (Girolamo Russo e la SUA cantina) di gente che scommette, migliorando un territorio che lancia silenziose faville lasciandosi dietro fanfaluche d’eloquenza.
Ah, stavo dimenticando la super chicca: col progetto Shalai Revolution anche i produttori si cimentano ai fornelli! Chissà se Marco De Grazia e Alessio Planeta cucineranno senza far sfigurare le loro meravigliose bottiglie! I loro enologi, sono certa, hanno già i frustini in mano.
Marzia Scala