La qualità del vino che non si beve, di Donatella Cinelli Colombini
Gli elementi immateriali del vino valgono quasi 2/3 del valore percepito delle bottiglie e sono storia, territorio, packaging, brand, fama, mercato, prezzo
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Siamo all’Enoteca Regionale di Canelli ospiti di OICCE. Qui, dove la densità dei vigneti è forse la più alta in Italia e le cantine Gancia e Riccadonna sono parte del centro storico del paese, è difficile dire che, nel vino, l’immaginario supera il reale. Eppure è vero. Il valore percepito di una bottiglia va molto oltre la qualità del liquido che c’è dentro. Un esempio eclatante è il Lafite del 1787 di Thomas Jefferson venduto per 156.000 $. La qualità del vino all’interno non è così importante <> dice Giusi Mainardi che insegna proprio storia del vino all’Università di Torino.
La storia dunque, ma non solo. Il territorio del vino che diventa protagonista con il turismo -e qui entro in campo io- oppure diventa unico come i terrazzamenti della viticultura eroica che Gianluca Macchi del Cervim ci racconta. Poi c’è la qualità raccontata, la comunicazione sul vino che Fabio Gallo dell’AIS guarda con occhio critico <>. Poi il packaging con una carrellata di etichette capolavoro che parlano dei produttori più delle parole (Giacomo Bersanetti SGA) : la forza innovativa Gaja, la ricerca culturale di Ceretto, o l’eleganza di Bellavista. Infine i marchi e come si difendono specialmente in Paesi dove vengono spesso contraffatti come l’Europa dell’Est <> dice Maria Cristina Baldini dello Studio Torta.
La creazione del brand è l’ argomento sviluppato attraverso la testimonianza di Michele Chiarlo
Ecco gli elementi del brand: coraggio, innovazione, tenacia nell’innalzamento qualitativo e tanta passione. Chiudo con un particolare che apparentemente non c’entra niente ed è invece importantissimo. Durante il convegno Michele Chiarlo era seduto accanto a me. All’inizio dei lavori sono arrivati i nipotini – 4-6 anni non di più- che sono rimasti pazientemente ad aspettare che il nonno parlasse. Ogni tanto Michele dava loro una carezza e loro seduti in silenzio finchè lui si è alzato e loro hanno cominciato ad applaudire entusiasti. Anche questo fa parte del brand, la continuità come nella famiglia Chiarlo.
Donatella Cinelli Colombini