Vinitaly e le aziende italiane portano il vino tricolore in missione a Capitol Hill
Presentare il mondo del vino italiano e fare il punto sugli scambi commerciali del comparto enologico tra i due Paesi. È questo l’obiettivo dell’incontro di oggi tra la rappresentativa di aziende italiane accompagnate da Veronafiere e il Wine Caucus, la commissione del Congresso degli Stati Uniti responsabile della regolamentazione federale di settore. Nel 2011, verso gli Stati Uniti sono stati esportati 2,5 milioni di ettolitri di vino made in Italy (+13% sul 2010), per un controvalore di 1 miliardo e 248 milioni di dollari, (+16% sul 2010). Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, «manifestazioni come Vinitaly World Tour aiutano a presidiare il mercato statunitense a vantaggio del sistema Paese».
Verona 19 luglio 2012. L’evento è di quelli storici: una delegazione di operatori formata dai più famosi produttori vinicoli del Paese e da Veronafiere è stata ricevuta oggi, per la prima volta, nella sede del Congresso degli Stati Uniti, a Washington.
Ad accogliere la spedizione, introdotta dall’ambasciatore italiano Claudio Bisognero, i 200 membri del Congresso che costituiscono la Wine Caucus, commissione che dal 1999 si occupa dei regolamenti federali sul mercato del vino all’interno dei 50 Stati americani.
Obiettivo dell’incontro, la presentazione di alcune delle più note aziende vinicole del Paese che esportano negli Stati Uniti. Ad accompagnarle Veronafiere, nella veste di organizzatore di Vinitaly (www.vinitaly.com), il più importante salone internazionale dedicato ai vini e ai distillati che nell’edizione di quest’anno ha richiamato per quattro giorni a Verona 4.200 espositori e 140.000 operatori, di cui il 35 per cento esteri da 120 paesi.
Con l’occasione si è discusso degli scenari presenti e futuri del comparto vinicolo statunitense, fortemente influenzato dal prodotto italiano che costituisce un terzo delle importazioni totali, sia per quantità che valore.
All’audizione erano presenti Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, Cristina Mariani-May della Cantina Castello Banfi, Marilisa Allegrini della Cantina Allegrini, Daniela Mastroberardino della Cantina Terredora, Matteo Lunelli, delle Cantine Ferrari, Luca Paschina della Casa Vinicola Zonin/Barboursville Vineyards e Odila Galer-Noel in rappresentanza del GIV, Gruppo Italiano Vini.
A fare gli onori di casa al Congresso Mike Thompson, presidente e fondatore del Wine Caucus, che ha sottolineato come «il mondo legato al vino sia un settore molto importante per le economie delle due nazioni».
Negli Stati Uniti, infatti, l’industria vinicola ogni anno muove 162 miliardi di dollari, dando lavoro a oltre 1 milione di persone. Ma Oltreoceano dimostrano di apprezzare anche le etichette italiane, tanto che il mercato USA è tra quelli di riferimento per l’export tricolore, al terzo posto dopo Germania e Inghilterra. Nel 2011, verso gli Stati Uniti sono stati esportati 2,5 milioni di ettolitri di vino made in Italy (+13 per cento sul 2010), per un controvalore di 1 miliardo e 248 milioni di dollari, in crescita del 16 per cento sull’anno precedente.
Numeri che per l’ambasciatore italiano Claudio Bisognero «sono il risultato delle eccellenti relazioni stabilite negli ultimi anni tra il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la Guardia di Finanza e le agenzie USA responsabili della tutela del consumatore».
Una conferma del valore strategico degli Stati Uniti per le cantine italiane è arrivata anche dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Il mercato statunitense – ha commentato – va costantemente presidiato e sensibilizzato per mantenere e migliorare le performance raggiunte. Per questo Veronafiere attraverso i propri marchi forti quali Vinitaly e il suo World Tour, è presente da molti anni sulle maggiori piazze mondiali con eventi, workshop, educational, incontri btob, btoc e un’intensa attività di tessitura di rapporti politico-istituzionali internazionali a favore del sistema Paese e del comparto enologico in particolare».
Il presidente delle Cantine Ferrari, Matteo Lunelli, invece, ha spiegato la storia di successo italiana come un fenomeno culturale: «Credo – ha detto – che l’affermazione del vino italiano negli USA sia dovuta al fatto che sono sempre più gli americani apprezzano la storia, la moda, il design e l’enogastronomia del nostro Paese».