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SOCIAL EATING – La rivincita della Campania, tra belle blogger, ex politici e nuovi chef

Una volta era il couch surfing, la pratica (Made in Usa) simpatica, intelligente e generosa assieme di ospitare uno sconosciuto sul divano di casa a prezzi low cost o addirittura gratis. Oggi, invece, l’ultima frontiera (reale) del web ha a che fare col food e si chiama Social Eating, una specie di “pasto al buio” dove si condivide al posto del divano un ottimo piatto della tradizione, magari rivisitato preparato da chef di rango o da appassionati che hanno s c o m m e s s o su questa avventura. Ma come funziona veramente il Social Eating? Siamo andati a vedere. Basta iscriversi ad uno dei network del gusto attivi in rete per scovare una miniera di tantissimi appuntamenti golosi. Chi organizza mette a disposizione gli spazi, elabora il menu, sceglie la data e fissa il prezzo. Il potenziale ospite, in pochi clic, può prenotarsi all’appuntamento e dividere la tavola con nuovi amici. Li chiamano Guerrilla restaurant, locali clandestini, cucine aperte. Più semplicemente, sono case private in cui i proprietari organizzano cene tra sconosciuti. Per socializzare, fare networking e, perché no, anche guadagnare. In periodo di crisi, c’è chi ha trovato fortuna dentro la propria cucina e ha fatto del social eating un secondo lavoro. È il caso di Andrea di Martino, Giulio Riccio e Francesco Aiello: i Cucinieri per casa (in alto a destra). Tre storie, tre percorsi diversi, una sola passione che li ha fatti incontrare: la cucina. “Dalla politica ai fornelli per amore” sembra il titolo di un libro, invece è quello che è accaduto ai tre Cucinieri per casa. Cosi hanno scelto di ribattezzarsi. Assessore a Castellammare Andrea (oggi pupillo dell’onorevole Gennaro Migliore), assessore al comune di Napoli Giulio. Il salto di qualità è avvenuto con l’incontro casuale con la terza punta del trio. Francesco Aiello tra i fornelli ci è cresciuto. e ha regalato al trio l’esperienza necessaria per gestire grandi numeri mantenendo uno standard di qualità. Il primo vero e proprio esperimento di social eating napoletano, però, si chiama Food on the Roof. Un vero e proprio Supper Club che apre le porte di una casa nel centro della città per far conoscere le bontà della cucina partenopea. La padrona di casa qui è Silvia. È lei che accoglie nella sua casa nei Quartieri Spagnoli, mentre Valentina, giovane chef, blogger e molto altro, rivisita la tradizione culinaria con gusto per l’innovazione. Food On The Roof propone eventi gastronomici per conoscere la cucina partenopea in una location fuori dai soliti circuiti: una casa privata nel centro di Napoli ai Quartieri Spagnoli, con un bel terrazzo sulla città. Anche la storia di Silvia e Valentina(nella foto in alto) , come quella di Giulio e Andrea non nasce tra i fornelli. Silvia, napoletana classe ‘81, fa comunicazione scientifica e…un’ottima caprese all’arancia. Valentina, napoletana classe ‘80, coordinava casting televisivi…ora coordina cucine. Esperimenti ben riusciti di social eating sono Foodstock, suoni e cibi open source che il Rural Hub di Calvanico (Salerno) guidati da Alex Giordano, Francesco Martusciello (tra gli artefici dei successi di famiglia targati Grotte del Sole) e Agostino Riitano (fondatore delle Officine Efesti nel 2004) organizzano all’Incartata una residenza immersa nel verde di Calvanico che offre ai suoi ospiti oltre la possibilità di staccare col mondo, una serie di corsi, anche di cucina che fanno tornare indietro il visitatore a pratiche di coltivazione e cucina dei prodotti tipici, come facevano i nostri nonni. Sempre più social, sempre più reale, la passione per il food, spesso diventa anche una ottima occasione di business.

Paolo Perrotta

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