La valorizzazione dell’Alto Casertano e la (ri)scoperta dei suoi prodotti
I prodotti del territorio e la loro potenzialità sono stati al centro del dibattito tenutosi a Piana di Monte Verna in occasione della 14^ Edizione di “Fattorie Aperte” promossa dalla Regione Campania.
L’evento si è svolto presso il centro di formazione Ricciardi e ha riunito imprenditori, esperti e amministratori interessati a rilanciare le peculiarità di una zona ricca di prodotti agroalimentari e offerta turistica ma ancora troppo poco competitiva e attraente. Siamo a nord del capoluogo, nella terra attraversata dal Volturno che guarda ai monti del Matese, tra colline coltivate in parte a vigneti e oliveti e in parte boscose, con un microclima caratterizzato da decise escursioni termiche. Numerose sono le aziende agricole che vi operano, solitamente di piccole dimensioni, che riescono a ricavare prodotti autentici e tipici della filiera, nel rispetto dell’ambiente e dei disciplinari che tengono conto delle tradizioni e nello stesso tempo delle tecniche innovative.
Il dibattito ha focalizzato l’attenzione su alcuni prodotti che negli anni hanno raggiunto alti livelli qualitativi. Come l’ottimo olio, derivato dalle varietà coltivate nelle diverse sottozone: Tonda (nel territorio di Piedimonte Matese, Alife), Caiazzana, Spinosa (Pontelatone, Bellona) e Corniola (Pontelatone, Solopaca). Per Giovanni De Marco (assaggiatore professionista ONAAO) “è fondamentale la conoscenza degli oli, spesso trascurata nel territorio di produzione, perché i consumatori italiani sono abituati ad assaggiare prodotti importati di scarsa o media qualità, rinunciando ad apprezzare le eccellenze locali.”
I traguardi raggiunti sono spesso frutto di impegnativi percorsi migliorativi che durano anche diversi anni. Le aziende hanno investito molto sulla ricerca e sull’applicazione di metodi scientifici efficaci. Come nel caso della produzione dei vini pallagrello e casavecchia, vitigni autoctoni di quest’angolo dell’Alto Casertano. Alessandro Fiorillo, da due anni enologo di Alois a Pontelatone, è grato alla scienza che ha permesso la diffusione di vigne sempre più curate facendo crescere il territorio. Del resto, i vini rappresentano un tratto distintivo della zona, sono presenti sul mercato nazionale e attraggono la curiosità di viaggiatori e appassionati in giro per la nostra penisola. L’enoturismo è di certo un’opportunità da sfruttare, potenziando o creando nuove strutture recettive, come testimoniano le esperienze del giovane Giulio Mastroianni, dell’Azienda agrituristica Le Ghiandaie immersa nelle verdi colline di Piana di Monte Verna, e di Carmine Piccirillo che a Caiazzo riceve premi prestigiosi per i suoi spumanti (“Prima Gioia”, metodo classico da pallagrello bianco) e accoglie i turisti e gourmet nella sua Masseria Piccirillo.
Mario Sanza, maestro assaggiatore e delegato ONAF di Caserta, ha messo in evidenza l’importanza del comparto lattiero caseario, orientato alla produzione di mozzarelle, latticini e formaggi da latte bufalino, vaccino e caprino. La crescente richiesta del mercato ha inciso sulla produzione e le innovazioni tecnologiche hanno consentito la crescita sul territorio di importanti realtà casearie, prevalentemente artigianali, di media grandezza, che assicurano al mercato ottimi prodotti, sia appartenenti alla tradizione sia di gusto più comune. Alfonso Cutillo ha fondato nel 1986 il caseificio La Baronia, sfruttando le caratteristiche positive del territorio, quali la conformazione dei terreni, il clima, la qualità dell’aria. Nel suo intervento ha evidenziato le difficoltà vissute negli anni, a causa di eventi ostili che hanno condizionato la produzione e il mercato: il disastro nucleare di Chernobyl agli esordi e successivamente le varie emergenze rifiuti nella regione (l’allarme “Terra dei fuochi”) fino alla recente pandemia da Covid-19. Tenacia, perseveranza, passione e competenza hanno consentito agli imprenditori di fronteggiare le crisi, di risollevarsi e di puntare sulla qualità dei prodotti e un marketing più incisivo. Oggi le mozzarelle e gli altri formaggi prodotti a Castel di Sasso come ad Alvignano, San Potito e Alife hanno raggiunto livelli di eccellenza. Mimmo La Vecchia, del caseificio Il Casolare, è diventato negli anni un ambasciatore della Mozzarella di bufala campana DOP e sui media e negli eventi speciali è sempre pronto a presentare il simbolo dell’identità gastronomica regionale, conosciuta in tutto il mondo.
Un territorio da rilanciare ma anche da (ri)scoprire. Piccole realtà nascono e vivono oggi con lo sguardo alle migliori esperienze che la tradizione agricola del passato ha tramandato. I contadini possono essere i custodi di una terra che sorprende ed emoziona per la generosità e la ricchezza dei suoi frutti. Promuovere la “Resistenza contadina” è la filosofia del giovane Lino Barbiero, che fra Piana di Monte Verna e Caiazzo ha fondato insieme a suo fratello Mimmo un’azienda con una particolare visione: “coltivare in modo naturale rispettando le persone e la natura”. Così nei suoi campi rispunta dopo tanti anni di oblio il pomodoro riccio, una varietà originale, quasi unica, che matura in ambienti con poca acqua e riesce ad assorbire il nutrimento necessario direttamente dai terreni. Buccia sottile, polpa soda, ricco di antiossidanti e polifenoli: il pomodoro “resistente” è il fiore all’occhiello de La Sbeccatrice, che punta anche al recupero di altri ortaggi tipici di questa zona: il fagiolo lenzariello, il cece delle colline caiatine, il fagiolo curniciello o munaciello e l’oliva caiazzana da mensa (presidio Slow Food).
Particolarmente rilevanti sono state le testimonianze di due donne, fortemente appassionate del loro lavoro, che con competenza e determinazione riescono a valorizzare la qualità dei loro prodotti. Antonietta Melillo ha raccontato il lungo e non semplice percorso che dal 2011 ha portato al recupero e all’affinamento della cipolla alifana. Dal colore ramato intenso e dal sapore delicato, oggi questa straordinaria varietà presidio Slow Food è presente nei piatti di ristoranti ricercati e su una delle pizze più apprezzate di Franco Pepe, la Memento. La giovane Romina Petrone, invece, punta sul concetto di biodiversità, ponendo l’accento sul legame con il territorio e valorizzando i sapori locali. Apis Mellifera è il suo progetto di studio delle api, nel rispetto dell’ambiente e seguendo i ritmi lenti e sereni della natura: non solo miele, ma anche prodotti derivati naturali, quali burro corpo solido, burro mani e saponi.
E’ emersa dal dibattito l’importanza di conoscere più approfonditamente i prodotti locali e la necessità di convogliare verso un’unica direzione le strategie e gli sforzi delle imprese, delle associazioni e delle amministrazioni presenti nel territorio. Ne sono convinti Pasquale Iorio, esperto di sviluppo locale e impegnato nel terzo settore, Umberto Riccio, architetto e presidente dell’Associazione Canapa Sativa, e Daniele Ricciardi, vice-presidente ASCOO che ha organizzato l’evento.
L’economia agricola e turistica dell’Alto Casertano può crescere ancora, per valorizzare e preservare i valori e le peculiarità autentiche locali. È auspicabile, però, fare rete, condividere i modelli organizzativi e mettere in campo un’efficace strategia di comunicazione. Volere è, del resto, potere.
Marco Viti
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