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CARBONE Vini Basilicata. La Voce dell’Etna

Carbone vini
“Noi siamo al Sud ma non è vero!” con questa frase Luca Carbone mi ha spiegato un mondo, un territorio una cultura. Parlo della Basilicata, esattamente della verde asprezza sconfinata del Vulture e certo non vi do la soluzione dell’aforisma: bisogna andarci in Lucania!
Sono andata in trasferta e dato che pur sempre di una terra vulcanica si tratta mi sono detta “perché non vedere le differenze e le analogie tra le vigne e i vini di due vulcani così diversi?”
Detto fatto. E la risposta me l’hanno data le distese di Aglianico dell’azienda Carbone vini: eleganti nei loro guyot, si stagliano impettite tra interfile di prati inglesi che par d’essere all’ippodromo. E, di fronte, invece, con la sua forma sinuosa e possente, quel Vulture vestito di verdi e di neri che regala emozioni. Le stesse che chiunque proverebbe entrando nell’antico scrigno vulcanico risalente al 1100, oggi adibito a bottaia dalla famiglia Carbone. È come tuffarsi in un libro di geologia che non solo imbambola coi suoi canti di storia ma dimostra alla vista, all’olfatto e al tatto le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Ed è inimmaginabile varcare la soglia di un portone del centro di Melfi e scoprire una scala di pietra, una grotta di tufo arrossato dal ferro che si alterna alle ombre di viola e di blu della roccia vulcanica intrisa d’allure melfitano. E in fondo, accolte da un arco che brulica vita, il vino che dorme in letti di rovere. Poi lo assaggi e ti rendi conto che non era in letargo ma in piena esplosione. E per la prima volta ho percepito il sapore di ciliegia: sarà perché lo Stupor Mundi è un cru di quelle vigne quarantenni in cui ancora albergano superbe piante da frutto che sorvegliano le viti, o perché il 400 Some gode anche della giovinezza delle “trentenni”, o perché il Terra dei Fuochi viene spazzolato dal vento. Ed Eolo soffia tra i terreni d’argilla, tra le piante fanciulle che colorano il Rosa Carbone con lo stesso fard delle loro gote mentre il Fiano di quel d’Avellino si pavoneggia pel suo essere aitante.
Ma il re rimane l’Aglianico, quel vitigno tannico che non fa fare smorfie al palato grazie alla sua elevata acidità che gli dona freschezza e consente di utilizzare bassissime quantità di solfiti. Così lavorano il contadino (Luca si è definito così perché adora la campagna) e la responsabile marketing ( Sara, la sorella, che farà mille altre cose in azienda ovviamente!) per mandare avanti un progetto, un desiderio, un sogno nato dalle viscere di quel Vulture assordante e silenzioso. Ed è per questo che oltre a mantenere e far prosperare le vecchie vigne piantate dai genitori nel fertilissimo terreno vulcanico dei piani dell’Incoronata, hanno “ingaggiato nuove leve” pei terreni argillosi della contrada Braide, lì dove il vento spazza con violenza le insidie fungine che devastano.
Adesso il paragone tra il nerello e l’aglianico lo posso fare ma non mi sembra giusto: per quanto figli di due grandi vulcani, per quanti avulsi nelle loro terre, per quanto avvolti dal mistero, ricchi di minerali, sapidi di fuoco ritengo irrispettoso azzardare anche solo un accenno di similitudine tra l’uno e l’altro.
Un suggerimento solo mando in etere: riempite i calici, spennellate di magma le papille tutte.

Marzia Scala

Contatti
Azienda Vinicola Carbone soc. agr. a r.l.
– Sede legale: Via V. Emanuele, 84 – 85025 Melfi (PZ) – Italia
– Sede operativa: Via Nitti, 48 – 85025 Melfi (PZ) – Italia
Tel/Fax 0039 0972 237866
Email: info@carbonevini.it

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