Connubio donne e cavalli, reportage da casa Planeta. La voce dell’Etna
Connubio donna/cavallo: reportage da casa Planeta
Da oggi, fino a quando sarà possibile, salvo impedimenti dovuti all’asfalto o al traffico, le notizie sulle cantine dell’Etna ve le darà un nuovo binomio: Marzia e Cisco reporter.
Cisco è il mio cavallo, io sono la sua amazzone. È accaduto per caso di perderci, una volta, tra le vigne di Girolamo Russo, di fare qualche foto e notare che…altro che prospettiva Nevskij! Ci siamo resi conto che il suo punto di vista è decisamente il più obiettivo, il più intimo; la messa a fuoco è migliore, la luce più intensa, lo zoom più efficace. Così abbiamo deciso di sugellare ulteriormente il nostro amore con un progetto comune, più serio. Ricordate, però, che la nostra natura non è cambiata e che i nostri reportage saranno più o meno incursioni, visite a sorpresa, invasioni impertinenti, insolenti apparizioni. Diciamo che entriamo senza invito, fieri e sorridenti: lui la testa non l’abbassa di sicuro quindi, se proprio dovete, prendetevela con me!
Oggi pomeriggio- il cielo era un po’ cupo e ogni tanto cadeva qualche goccia- attraverso Iazzitto, siamo arrivati a Sciaranuova, attorno ai vigneti di Planeta, da un viottolo cieco che è stata la nostra finestra privata su un mondo. Abbiamo visto nascere le viti, plasmare una montagna, costruire terrazze, ristrutturare caseggiati; nel corso degli anni, quando non facevamo i reporter, abbiamo osservato uomini e mezzi, barbatelle ed escavatori senza sapere che di lì a breve sarebbe nata una delle aziende vitivinicole più floride dell’Etna.
Ho avuto (Cisco aveva un altro impegno!) il piacere e l’onore di essere loro ospite per una cena, ma non era da ospite che mi sentivo. Sembrava di essere, piuttosto, in famiglia, a casa. Perché la famiglia Planeta ti fa sentire così, una di loro. Ho uno splendido ricordo di quella sera d’aprile, della gentilezza, della disponibilità e dei sorrisi; i Signori sono grandi padroni di casa e conoscono perfettamente l’arte dell’accoglienza egregiamente espletata dai professionisti di cui si circondano; gente di grande spessore, lavorativo e umano.
Tra le vigne, all’imbrunire di una serata fresca, con un calice di brut che esaltava quelle piante superbe che accennavano verde; passeggiando tra i corridoi che dividono quei rettangoli imperfetti di uva in divenire. Wow! Aperitivo di bollicine accompagnato da leccornie palermitane e pomodorini di Menfi che riempivano di succo la bocca e attiravano più delle ciliegie di giugno. Un palmento salotto che fondeva rustico e raffinato, vecchi schedari scrigni di bottiglie, luci sorelle di un focolare antico racchiuse tra lampade di modernità decisa. E già mi sentivo rossa in viso. Il brut scivolava ancora una volta nel mio calice quando …la cena è servita! Basita. Di nuovo. Una stanza che sa di momenti conviviali in campagna, tra amici: un grande tavolo, nessun posto assegnato, la cucina in muratura bianca e blu, un buffet di pietanze in chiave Planeta, personale di sala e chef da notare. E per finire una cassata da oscar. Tra nerelli e carricanti, si sa, due chiacchiere diventano anche otto e ti ritrovi a conversare con personalità effervescenti. Ogni tanto, cercavo di beccare il padrone di casa da solo, per ringraziarlo di quell’invito inaspettato ma era sempre intrattenuto da qualcun altro. Poi l’attimo arrivò e nel mio rosso rubino, nei mille gradi del mio viso, timida, riuscii a ringraziarlo e sapete cosa ottenni in cambio? Un abbraccio. Un abbraccio!
Le ultime gocce di nettare abbandonavano anche le bottiglie più grandi, la gente si salutava e io stavo per andarmene quando, a un certo punto, mi sento dire: Ma un altro bicchiere no? Di nuovo, insieme, nell’intimità di quel palmento che trasuda mosto di tempi che furono, continuando ad ascoltare opinioni, consigli suggerimenti tra produttori, enologi e agronomi. Era una specie di salotto letterario viticolo quello a cui ho partecipato, uno di quelli che ricorda gli antichi splendori dell’Accademia dei Pugni, uno di quelli che crea sinergia e sviluppo per il territorio, uno di quelli in cui si respira un profumo che solo gli uomini innamorati delle viti riescono a percepire. Quello è l’odore dei grappoli in fiore. Planeta ne produce uno che si distingue in tutti i suoi vini.
Marzia Scala
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