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Azienda QUINTODECIMO, Mirabella Eclano (AV)

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QUINTODECIMO…a lezione di vino
VIAGGI DI GUSTO DI GIANLUIGI CARLINO
L’incontro in azienda con il prof. Luigi Moio è di quelli che lasciano il segno. Il cattedratico per deformazione ma anche per innata propensione richiede la massima attenzione al suo parterre.
Non mi scompongo sebbene non ami, in quanto lo spessore del personaggio è di tutta evidenza e merita. Una vita dedicata al vino, una vita allo studio del vino a 360 gradi. Banalmente potrebbe definirsi il prof.Luigi Moio egli stesso il vino! La lezione nella sua fantastica azienda dura oltre 3 ore; tre affascinanti ore, con la straordinaria capacità di non annoiare mai il suo pubblico, tutt’altro!
La sua storia, l’ostinazione di un padre che pretende un figlio enologo, gli studi fondamentali in Borgona, 5 anni a Dijon, trascorsi dapprima con un leggero senso di inadeguatezza giungendo da un luogo non ancora pronto per il vino, per poi diventare un punto di riferimento per gli stessi francesi e ricevere simbolicamente le chiavi del paradiso bourguignonne acquisendo stima e gratitudine.
Il ritorno in Italia da cattedratico, l’Università Federico II, le prime grandi consulenze tra cui Feudi San Gregorio, Antonio Caggiano, gli studi e i tanti volumi pubblicati ed infine la realizzazione dell’intimo volere: una propria azienda vitivinicola, appunto Quintodecimo. Per una figura così importante e competente è chiaramente un passo naturale, e difatti Quintodecimo è da subito un’azienda di grande fascino e valore. Luigi Moio è un perfezionista, ciò che mi colpisce è il suo ragionamento sulla concettualità del vino come di qualunque attività nella vita.
“Il vino io lo avevo già concepito nella mia testa”, c’era già un progetto un’idea precisa, poi il liquido è venuto come naturale conseguenza. La semplicità estrema con cui smonta tante banali convenzione (dettate più da ragioni di interessi che per reali motivazioni) mi inducono a riflessioni sul mondo del vino, alla ricerca di ciò che appare evidente sotto gli occhi di tutti e spesso sfugge: il vino è un processo razionale dell’uomo, ci sono passaggi obbligati nei confronti dei quali nessuno può sottrarsi, pena la superficialità e la inadeguatezza del prodotto finale. E’ qui che emerge la vera natura dell’uomo Moio, il duro lavoro, le conoscenze applicate ai processi e quindi alle varie fasi del vino. Il rigore e la pulizia in vigna, l’individuazione dei terroir adatti, gli innesti giusti, addirittura oggi si è giunti ad un’analisi biochimica dell’uva e quindi molecolare, avvalendosi di strumenti che si possono tranquillamente vedere nella vigna sottostante la cantina. Tutto questo relativizza ogni altra discussione, l’accademico di alto profilo banalizza l’interlocutore, con disarmante semplicità ed estrema conoscenza lo rende spettatore curioso incapace di obiettare. Sono avido, lo confesso, starei altri 3 giorni ad ascoltarlo! Ma è soprattutto l’idea di un uomo che ha compreso lo strato superficiale e macchinoso del paese Italia che non cammina come dovrebbe, con il suo eterno compromessismo, gli amici degli amici, tempo al tempo etc. Modus vivendi ed operandi che non appartengono a Luigi Moio, che ovviamente tende ad eludere questo procedere farraginoso rischiando a volte di sembrare corpo amorfo agli occhi degli altri.
La camminata in cantina, dove tutto è chiaramente logico e razionale, i colori rosso e chiaro per distinguere il percorso del vino rosso e bianco, la diraspatrice che provvede al miracolo detanninico, fatto ovviamente anche di tanta manualità oltre che di un infernale aggeggio che simula il movimento peristaltico per giungere allo decomposizione del vinacciolo rendendo il prodotto ad immagine e somiglianza del suo creatore, ossia privo di tannini invadenti. Elemento fondamentale per il vino lo start up..da come si inizia e quindi semina dipende molto. La vicinanza della cantina alle vigne per evitare scosse deleterie alle uve (quindi niente trattori e simili) è aspetto chiave, la immediata lavorazione delle stesse con l’ausilio di macchine ma soprattutto di mani sicure ed occhi attenti, il travaso per la fermentazione con i conseguenti passaggi in tini di acciaio sia per i bianchi che i rossi per poi evolversi in barriques (anche qui piccola lezione sulla inutilità della discussione circa il loro uso, ampiamente ben visto dal prof.Moio) di primo secondo e terzo passaggio. I terreni poi; i cru individuati a Vigna Quintodecimo di natura argillosa fino al cru di Vecchia Cernito di derivazione vulcanica, il recupero a Lapio ed ora anche a Tufo di vigneti atti a celebrare il Fiano ed il Greco, ma anche il recupero della dignità di un altro grande cepage campano: la falanghina. Ed i nomi scelti per le etichette rispecchiano la visione della vita del prof.Moio con dediche a Giorgio Gaber e Fabrizio de Andrè. Mi invita ad un breve excursus sul bianco in Italia e procede dalla garganica al verdicchio al carricante per poi soffermarsi su quelli che sono gli imperatori di questa tipologia e che abbiamo sotto gli occhi e non abbiamo ancora imparato ad elevarli al rango che meritano: Fiano Greco e Falanghina. Chi altri possiedono queste meraviglie? Poi il grande amore per l’aglianico, la sua personalizzazione per quanto si diceva prima, un vino generalmente tannico difficile, elevato da Quintodecimo, invece, a vino di grande classe ed eleganza.
Sì, perché è proprio questa la straordinaria esperienza che si può vivere dal prof.Luigi Moio, dopo il percorso di oltre 3 ore fatto, la degustazione risulta addirittura superflua! Già immagini ciò che potresti andare a bere e così sarà. Nella scelta propendo ovviamente per i rossi ed il professore mi stimola con l’annata 2007 in versione Taurasi con il maestoso Vigna Quintodecimo (AAA) prodotto in soli 3000 esemplari, superlativo nella sua quasi compiuta espressione (anche sull’invecchiamento dei vini ricevo volentieri una lezione dal prof.Moio, il quale mi fa comprendere che ogni procedimento di invecchiamento ha una sua parabola che dopo tanto tempo diventa inevitabilmente discendente, per cui i vini vanno bevuti nei tempi giusti). Fantastica poi la comparazione con l’aglianico Terre d’Eclano 2007 (AAA) che oggi è addirittura più pronto e grandioso del Taurasi. Due vini straordinari che non mi meravigliano affatto, neanche per il loro prezzo. Quando alle spalle c’è un simile lavoro, ci sono simili competenze e know how, qualsiasi prezzo è giustificato, anche i 30euri per il Terre d’Eclano e i 100euri per il Vigna Quintodecimo. Sono da poco passate le 18.30 sta arrivando un gruppo di olandesi per una degustazione imponente. “Qui buyers, giornalisti ed addetti ai lavori sono sempre i benvenuti”.
Bonsoir monsieur Moio, merci par tous. A la prochaine. Perché il sottoscritto spera ovviamente in una lesson number two! C’è ancora tanto da apprendere e raccontare.

Azienda QUINTODECIMO, Mirabella Eclano (AV) Via San Leonardo tel 0825 449321 MAIL info@quintodecimo.it
Ha 10 bottiglie prodotte oltre 50.000

Gianluigi Carlino

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