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La corsa inarrestabile delle bollicine, sempre più amate e desiderate.

Continua il trend positivo della spumantistica italiana che, dopo gli anni della pandemia, si è riposizionata sui livelli del 2019. Cresce la qualità e sta emergendo nel centro-sud la produzione del Metodo Classico.

Dallo Champagne al Cava, dal Prosecco al Metodo Classico: il mondo delle bollicine è in fermento e sta dominando il consumo dei vini. Tecniche innovative? Marketing più efficace e successo mediatico? Gradazione alcolica più accettabile? Oppure perché si vive una stagionalità estiva più lunga rispetto al passato? I gusti cambiano, si modificano. Il consumatore è alla ricerca continua delle novità e le aziende vinicole rispondono con prodotti sempre più curati e coinvolgenti.

A Napoli, negli spazi del Grand Hotel Parker’s, ne hanno discusso esperti, produttori ed enologi in occasione del Vinoway VI Sparkle, manifestazione dedicata alle migliori bollicine italiane, ideata e organizzata da Vinoway Italia.

Se si guarda ai numeri si riconosce al Prosecco una straordinaria forza nel mercato nazionale e internazionale, caratterizzato da una produzione ben localizzata e collaudata nonché da un prezzo molto competitivo. Il Metodo Classico, invece, ha sempre vissuto il confronto con lo Champagne: stessa tecnica ma suoli e clima di diversa specificità, che conduce inevitabilmente a risultati stupefacenti ma comunque differenti. Per Alessandro Rossi  Wine Manager di Partesa for Wine   “occorre trovare un’identità all’interno del panorama italiano, con un approccio stilistico ben delineato che derivi proprio dalla geologia e dalla particolarità dei nostri terreni, in un periodo storico caratterizzato da un diffuso riscaldamento globale e da un modo diverso di alimentarsi (meno carne ma più verdure, pesce o sushi). Ciò porta a un consumo sempre maggiore di vini bianchi e di bollicine (il 75% del totale), mentre vent’anni erano preferiti soprattutto quelli rossi. Più che un approccio basato sui numeri della produzione occorre considerare il prezzo dei vini, che determina la qualità e gli sforzi dei produttori nazionali. In questo modo si dà l’opportunità all’Italia di potersi confrontarsi con gli altri contesti di metodi classici internazionali”.

Da più di sessant’anni una delle risposte italiane allo Champagne proviene dalla Lombardia. Il brand Franciacorta DOCG è sinonimo di metodo classico italiano e il territorio compreso tra Brescia e il lago di Iseo è sempre più valorizzato e premiato. Laura Bosio è una giovane produttrice di spumanti e rappresenta la terza generazione dell’azienda Bosio, che si estende su una superficie di trenta ettari ed è presente sul mercato dagli anni Novanta. È una visione moderna la sua, sensibile anche alla tutela dell’ambiente. “Puntiamo sulla qualità dei nostri prodotti – ha affermato – anche perché il consumatore finale è sempre più attento ed esigente, e le nuove generazioni, attratte dai corsi di degustazione, sono più preparate rispetto ai nostri genitori e ai nostri nonni. I nostri sforzi puntano non solo a migliorare i vini ma negli ultimi tempi anche garantire un adeguato livello di sostenibilità alla produzione. In Franciacorta il 70% delle vigne che hanno raggiunto i 3.500 ettari sono condotti secondo i regimi dell’agricoltura biologica e c’è un’attenzione maggiore alle sperimentazioni rivolte alla tutela dell’ambiente”.

Franciacorta, Trento DOC, Oltrepò Pavese, Alta Langa sono indubbiamente le zone più importanti per la spumantistica nel nostro Paese. Negli ultimi anni sta emergendo anche il centro-sud, con prodotti di discreta qualità, frutto di lunghe e complesse sperimentazioni. Quali le zone più vocate alla produzione di bollicine? Per Pier Paolo Chiasso, miglior enologo italiano 2022 e fondatore della Società di consulenza Cotarella&Chiasso, “ogni territorio è vocato alla produzione ma non tutti i vitigni sono predisposti per essere vinificati a spumante. Questo non significa che non si debba tentare e provare a sperimentare. Del resto la potenzialità di tutta l’area italiana per le bollicine è elevata. Come è successo per i vini fermi, anche per gli spumanti sono avvantaggiate le aziende che già da diversi anni hanno affinato e continuamente migliorato le tecniche produttive di qualità, raggiungendo alti livelli. Esistono esempi di bollicine interessanti anche nel centro-sud: non si tratta di grandi numeri ma di particolari bottiglie che valorizzano i vitigni locali piuttosto che quelli internazionali”.

Come in Sardegna, dove diverse aziende producono spumanti da Torbato, Nuragus, Vermentino, Vernaccia e, recentemente, da Cannonau. Negli ultimi cinque anni in questa regione la crescita della produzione di metodo classico è del 30-35%.”La sperimentazione del metodo classico da uve Cannonau – ha affermato Mariano Murru, presidente di Assoenologi Sardegna e direttore tecnico dell’azienda Argiolas – ha portato a risultati molto interessanti, così come anni fa si è assistito all’affermazione dei vini spumanti prodotti da altro vitigno autoctono regionale a bacca bianca, il Nuragus”.

Andare alla scoperta o alla riscoperta dei tanti vitigni “minori” che regalano bollicine affascinanti è un’avventura che non dispiace. Per l’enologo abruzzese Vittorio Festa “l’Italia è un grande Paese dal punto di vista della biodiversità e delle condizioni pedoclimatiche che permette di produrre vini di qualità sia da vitigni classici e internazionali, sia da quelli meno noti, autentiche espressioni del territorio. Manca, però, un sistema coeso, una rete tra piccoli produttori che garantisca, dopo i periodi di sperimentazione, il successo dei progetti enologici avviati, con il rischio di disperdere le forze, di vanificare gli sforzi e di non essere sufficientemente sostenuti nel mercato”.

Fare squadra e superare la frammentarietà nella maggior parte delle aree di produzione vitivinicole italiane, dunque. Un concetto ripreso dal presidente di Vinoway Italia Davide Gangi, il quale ha lanciato una provocazione: “creare una macroarea di tutto il centro-sud, finalizzata all’allargamento del mercato italiano della spumantistica attraverso campagne di ricerca e comunicazione”.

È certamente una strada percorribile, che può portare alla valorizzazione di quelle realtà spesso confinate ai margini delle produzioni regionali e a volte poco valorizzate dai consorzi di tutela impegnati a promuovere tutte le tipologie di vino.

A conclusione dell’evento sono stati resi noti i premi assegnati dalla commissione di esperti Vinoway Italia che, con l’intento di promuovere e valorizzare il comparto enologico quale leva strategica e parte integrante del settore turistico, ha provveduto a selezionare le migliori bollicine italiane e le sue figure professionali di maggior spicco. I riconoscimenti sono andati all’azienda Tenute Chiaromonte di Acquaviva delle Fonti (BA) per “aver investito e creduto nella spumantistica del sud Italia”, alla cantina altoatesina Lieselehof per il packaging dello spumante Gold VSQ Extra Brut, a Vittorio Festa “miglior enologo per la spumantistica del centro-sud Italia”.

 Vinoway VI Sparkle ha inoltre organizzato due interessanti masterclass condotte da esperti del settore, alla presenza di alcuni produttori ed enologi. Particolarmente interessanti le novità presentate dalla cantina pugliese Borgo Turrito, il Cala Rosa VSQ Brut Rosè, e da Cantine Federiciane di Marano di Napoli, il Flegreo Brut Spumante Dop Falanghina Campi Flegrei. Tra le altre etichette che hanno indubbiamente ricevuto l’apprezzamento dei partecipanti si segnalano il Donna Lù VSQ Brut Nature dell’azienda sarda Agricola Culuccia, il Girolamo Bosio Pas Dosé DOCG Franciacorta 2016 di Bosio, gli spumanti campani Pietrafumante VSQ Millesimato Brut Nature 2018 di Casa Setaro, Ussiè VSQ Rosato Pas Dosè Millesimato 2020 de La Fortezza e il Mata VSQ Extra Brut Cuvée de la Famille di Villa Matilde Avallone. Dulcis in fundo il magnifico Champagne Brut Nature Dosage Zerò di Drappier.

Marco Viti

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