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A Castelvenere dove c’è più uva che abitanti, alla scoperta del Barbera del Sud

Castelvenere, comune del beneventano, conta quasi 2600 abitanti, milioni e milioni di grappoli d’uva, miliardi di acini. È il comune più vitato d’Italia, ma anche il teatro perfetto per la Festa del vino giunta già alla sua trentacinquesima edizione (con tre anni di pausa) ed organizzata dalla Proloco in collaborazione con i produttori e con il Comune. Un percorso enogastronomico che si snoda tra le cantine storiche del paese con assaggi di Aglianico (che fa sempre la sua figura), di Falanghina, del Piedirosso, del Greco di Tufo e del Barbera. Ebbene sì, c’è un Barbera anche al sud, seppure con connotati e caratteristiche decisamente diversi dal fratello più famoso. Molte cantine, tra cui  “Venditti” e “Ciabrelli”, producono ottimi “Barbera del Sannio” con un sogno dipinto dall’orgoglio di una terra incapace di opportunismi di maniera, quello di dargli un nome nuovo, un nome che renda giustizia alla sua originalità ed alla sua unicità, “in fondo di quel Barbera trapiantato oltre un secolo fa, è rimasto molto poco. Il tempo, la terra, il sole del sud, lo hanno trasformato nell’aspetto e nel sapore” afferma Antonio Ciabrelli. Vorrebbero chiamarlo San Barbato, come il santo patrono di Castelvenere, comune con quasi 2600 anime e tanto, tantissimo spirito.

Ivan Scherillo

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