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20 mila firme per far diventare la Pizza Patrimonio Unesco

Tra qualche mese sapremo se i napoletani sono bravi lobbisti! A loro, infatti, dopo aver letteralmente colonizzato il mondo con la pizza, l’unico vero piatto globale, tocca convincere i rappresentanti di 163 Paesi ad eleggerla, assieme all’arte dei pizzaiuoli, Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Il riconoscimento non è scontato come può sembrare. Nel 2011 dovette cedere candidatura e riconoscimento ai liutai di Cremona. Quest’anno, complice l’Expo di Milano, potrebbe essere la volta buona. Anche se sarà dura perché proprio l’Esposizione universale, per voce di Joe Bastianich, ha puntato sugli spaghetti al pomodoro come piatto simbolo dell’alimentazione italiana nel mondo, l’altro grande classico napoletano. La pizza, infatti, è considerata ormai un piatto universale. I maggiori consumatori, non sono neanche gli italiani che ne mangiano “appena” 7,6 kg – praticamente 1 a settimana – contro i 13 kg degli americani. Giusta, dunque, anche e soprattutto dal punto di vista politico, la strada di tutelarne l’arte della preparazione proposta da Coldiretti, l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e la Fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio, che arriva a 5 anni dal riconoscimento di STG dell’Unione Europea e l’approvazione del Disciplinare di produzione. “La scelta del governo italiano rappresenta il modo migliore per riaffermare l’importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l’Italia” – ha affermato il Ministro Martina – “È una decisione rilevante anche per contrastare quei fenomeni di imitazione di questa antica arte italiana e rilanciare le tecniche tradizionali di produzione, tramandate di generazione in generazione”. Eh si, perché se la pizza è diventata globale ha perso anche la sua identità originaria. E se quella con pomodoro e mozzarella è la più diffusa in assoluto, le varianti non si contano più! Il formato più venduto non è più neanche la classica tonda cotta a legna, ma al taglio: rettangolare o a spicchio. E se oggi la nuova tendenza è di prepararla con il lievito madre il must è tenerne sempre una surgelata in freezer. In Italia le pizze “pronto forno” rappresentano il 14% del totale del mercato dei surgelati, con una quota di penetrazione nelle famiglie italiane del 63% (Doxa/Assobirra 2014). Ma qual è il segreto per preparare una buona pizza napoletana? L’acqua (come credono in molti), il forno a legna, gli ingredienti o l’abilità del pizzaiuolo? Forse nessuno di questi ma solo la capacità di renderla popolare e prepararla pubblicamente. A differenza di tutti gli altri piatti il pizzaiuolo, infatti, lavoro sotto gli occhi di tutti.

Giancarlo Panico

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